Non ricordo in quale casa, non ricordo in quale stanza, noi cugini Andreozzi siamo seduti gli uni di fronte agli altri. Si parla del più e del meno, dei tempi che furono paragonandoli ai presenti. Non riusciamo a stabilire se quelli erano migliori di questi o sono questi migliori di quelli. Si rievocano le abitudini dei nostri padri e delle nostre madri. Oggi loro non sono più con noi, ma costituiscono la nostra memoria, i ricordi della nostra famiglia.
La mia mente s’estranea dai discorsi intrapresi. Vado indietro nel tempo. Affiorano avvenimenti che gli altri non possono ricordare perché non li hanno vissuti in quanto nati anni dopo. Già, sono il più vecchio di loro, quello che può ricordare il maggior numero di avvenimenti accaduti nell’ambito della famiglia. Ritorno in me, riprendo a partecipare alla discussione. Ma mi estraneo d’accapo. Penso che fra tutti i cugini maschi Andreozzi soltanto Gigi ha avuto una discendenza maschile. E se la tradizione del tramandare il cognome attraverso i maschi non cambierà la famiglia sarà destinata ad estinguersi. Solo Niki, il figlio di Gigi, allo stato attuale, ha la possibilità di proseguire la “dinastia”.
La mia mente torna indietro nel tempo, rivedo la casa di piazza San Francesco d’Assisi, il nonno Luigi che, in estate, seduto sul balcone della sua camera prendeva il fresco. Rivedo la zia Giovannina, “a ‘za monaca”, che scendeva le scale dell’ ‘ammezzato, dove era la sua camera, e raggiungeva la cucina, vestita con l’abito marrone ed il cordone bianco da devota della Madonna del Carmelo. Ricordo la nonna Nunziata ai fornelli a cucinare lo stufato per preparare i peperoni ripieni.
E allora perché non trascrivere gli avvenimenti salienti della nostra famiglia? Spero che le mie figlie, i nostri figli avranno interesse a documentarsi sull’origine della nostra famiglia, e i figli dei nostri figli vorranno fare altrettanto.
Mi piace, mi alletta, il cimentarmi in una ricostruzione che cerco di trascrivere quanto più fedelmente possibile. Ho svolto ricerche dirette a Casandrino e a Resina e mi è stato di aiuto il diario dello zio Maurizio. Egli lo iniziò a scrivere nel 1936 riportando anche avvenimenti di anni precedenti e si interrompe dal 1940 al 1946, anni di guerra e di prigionia.
Le pagine che seguono invece si fermano alla terza generazione. Dopo sono riportati solo gli alberi genealogici di tutti noi e dei nostri discendenti, alberi che, nel futuro, potranno essere sempre aggiornati.
Dedico alla memoria di tutti i nostri cari ed in particolar modo allo zio Maurizio, mio padrino di cresima, queste pagine. Nella speranza che anche i nostri figli ed i figli dei nostri figli possano provare interesse per le origini della nostra famiglia. Nel contempo auguro a chi è nella possibilità di farlo di provare a far si che la stirpe possa continuare.- “forza Niki !!!”.